Sito archeologico

Complesso ipogeico

Rinvenimento effettuato nel 1971 sotto la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, in seguito ad un intervento della Soprintendenza Archeologica della Puglia, durante gli scavi eseguiti in occasione della ricostruzione dell’attuale chiesa.
La destinazione cultuale del complesso, per il carattere particolare dell’organizzazione planimetrica, è ipotizzabile tra la fine del III sec a.C. e gli inizi del II sec a.C.
La planimetria dell’ipogeo presenta uno sviluppo complesso frutto, forse, di ampliamenti e sistemazioni intervenute in un arco di tempo certamente abbastanza ampio.                             Si compone di un vestibolo a cielo aperto, scavato nel banco di tufo naturale, di forma rettangolare allungata in senso nord-sud ed è accessibile per mezzo di due scale, anch’esse intagliate nella roccia. Un incasso nella parete est del vestibolo mostra una specie di tavola intagliata nello stesso banco di roccia e collegata ad un foro circolare di 50 cm. di diametro: un apprestamento cultuale che potrebbe anche costituire una specie di altare per sacrifici cruenti. Si possono riconoscere anche altri tre ambienti che si succedono da nord a sud, tra loro comunicanti. Alcuni pozzi, all’esterno e all’interno del vestibolo, assicuravano l’approvvigionamento di acqua.
La struttura, visibile da alcune finestre collocate all’esterno della chiesa, su via Fratelli Mellone, era accessibile solo dai locali delle opere parrocchiali, ma non era visitabile liberamente, in attesa di messa in sicurezza degli ambienti.  Tra il 1988 e il 1989 l’ipogeo fu oggetto di lavori di pulitura da parte della Sovrintendenza, guidati dalla dottoressa Dell’Aglio, che ha sempre manifestato grande interesse per la particolare architettura del monumento.
I parroci succedutisi hanno più volte tentato di accedere a finanziamenti, nell’intento di valorizzare il sito ma le risposte, sempre  negative, sono state motivate dal fatto che, per entrare, bisognava passare dalla proprietà della chiesa.

In una intervista dell’aprile 2006 la dottoressa Dell’Aglio affermava: “La Sovrintendenza, dopo i numerosi interventi di recupero effettuati sulle tombe, si propone di resturare e valorizzare questo monumento, interessante sia dal punto di vista architettonico che documentario, data la scarsa attestazione di luoghi di culto dei tarantini. Tale progetto è reso possibile anche dalla  particolare ubicazione della struttura antica e dalla disponibilità dell’ente religioso, che attualmente gestisce l’immobile soprastante, a collaborare e a favorire la fruizione, quanto più ampia possibile, facendo modificare e ampliare gli accessi e creare nuovi percorsi”.